Premesso che:
è di questi giorni la notizia che ci sarà un amento delle bollette di luce e gas pari a circa il 40 per cento (si legga l'articolo "Aumenti luce e gas: da ottobre si rischiano rincari del 40 per cento" su "altroconsumo");
molti lo addebitano all'aumento del costo delle materie prime e allo smaltimento dell'anidride carbonica. Come ha spiegato il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, oltre ai costi di smaltimento dell'anidride carbonica, il resto della componente del prezzo finale dell'energia è dovuto sia all'aumento della domanda, sia alla scarsità di risorse energetiche sul mercato ("Caro energia, Timmermans: Aumento dei prezzi perché mancano materie prime, urgente transizione alle rinnovabili" su "eunews");
nelle scorse settimane c'era stato già un notevole aumento del prezzo dei carburanti e un altro è arrivato in questi giorni ("Il prezzo della benzina sale ancora, i rincari più alti dal 2014" su "rainews");
l'aumento dei prezzi delle bollette di luce e gas non deve essere attribuito alle politiche comunitarie che spingono a una riduzione delle emissioni, come affermato dal Ministro della transizione ecologica. A smentire (seppur senza citarlo direttamente) l'esponente del Governo è stato il vicepresidente della Commissione europea Timmermans, che, parlando in plenaria al Parlamento di Strasburgo, ha affermato che "solo circa un quinto dell'aumento dei prezzi dell'energia può essere attribuito all'aumento dei prezzi della CO2" ("Timmermans smentisce Cingolani: il costo della CO2 ha un impatto limitato sulle bollette" su "europa.today");
considerato inoltre che:
secondo informazioni in possesso dell'interrogante e secondo anche quanto emerso da numerosi fonti di stampa, già nei mesi scorsi, pare che gli aumenti siano dovuti al fatto che con questi soldi saranno finanziate la riconversione delle centrali a carbone esistenti in Italia in centrali a gas e la costruzione di nuovi impianti per produrre nuova energia dal fossile, mentre le politiche energetiche internazionali si stanno orientando sempre più sulle rinnovabili;
a fine 2018 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emanato un decreto per la revisione di tutte le autorizzazioni integrate ambientali degli impianti per includere la data di chiusura del 2025 ("Se non è zuppa, è pan gasato" su "recommon");
questi piani, infatti, vengono da lontano: a firmare il regolamento, nel 2019, fu il Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio che decise di puntare sull'energia fossile e sulla costruzione di nuove centrali a gas da finanziare con fondi scaricati sulle bollette di energia elettrica e del gas delle famiglie italiane e sono contenuti nella proposta del piano nazionale integrato per l'energia e l'ambiente reso pubblico l'8 gennaio 2018: essi stabilirono come data in cui l'Italia avrebbe detto addio definitivamente al carbone nel 2025 (Cfr. "L'Italia dice addio al carbone dal 2025. Il caso Sardegna senza il metano" sul "corriere" e "Se non è zuppa, è pan gasato");
il costo stimato per questa transizione a giudizio dell'interrogante poco ecologica sarebbe di circa 20 miliardi di euro da recuperare in 10-15 anni, soldi pubblici che vengono scaricati sulle bollette ("Transizione ecologica, la pagheranno i cittadini?" su "vita.it" e "Città Futura: La riconversione a gas della centrale la paghiamo in bolletta" su "centumcellae");
questi sono gli effetti del "capacity market" e del "clean energy package" che hanno portato ora la nuova tassa nelle tasche degli italiani, come ricordato nella citata pubblicazione "Città Futura: La riconversione a gas della centrale la paghiamo in bolletta", datata 7 novembre 2020. A partire dal 2021-2022 la spesa energetica dell'industria dovrà confrontarsi con l'impatto di nuovi oneri per il finanziamento del progetto "capacity market" ("Capacity Market: un nuovo onere in bolletta" su "energyteam" e "Althesys: Inflazione all'1,7% con i rincari in bolletta" su "repubblica"),
si chiede di sapere:
come i Ministri in indirizzo intendano neutralizzare nel lungo periodo quei costi della transizione ecologica che non possono e non devono essere scaricati sulle spalle delle famiglie e di quei ceti sociali che già sono in ginocchio a causa della pandemia da COVID-19;
se possano dare chiarimenti in merito alla riconversione o chiusura delle centrali a carbone esistenti in Italia in centrali a gas e la costruzione di nuovi impianti per produrre nuova energia dal fossile mentre le politiche energetiche internazionali si stanno orientando sempre più sulle rinnovabili, anche alla luce del fatto che il PNRR, per la missione "rivoluzione verde e transizione ecologica", stanzia complessivamente 68,6 miliardi di euro individuando tra gli obiettivi più importanti le energie rinnovabili come l'idrogeno, il teleriscaldamento, il fotovoltaico e, in generale, nuovi obiettivi di riciclo totalmente opposti all'uso di combustibili fossili, come invece previsto dai citati piani firmati nel 2018-2019.
GIROTTO, VACCARO, PELLEGRINI Marco, PUGLIA - Al Ministro della transizione ecologica
al fine di accedere agli incentivi previsti, gli impianti a fonte rinnovabile di potenza superiore a determinate soglie devono partecipare ad aste, attraverso le quali è assegnato il contingente di potenza disponibile, in funzione del maggior ribasso offerto sul livello incentivate e, a pari ribasso, applicando ulteriori criteri di priorità;
gli esiti delle procedure di asta da ultimo tenute evidenziano chiaramente che l'installazione di impianti a fonti rinnovabili risulta bloccata, in particolare, dalle procedure autorizzative;
a una simile situazione si è cercato di porre rimedio per mezzo dell'articolo 31, comma 6, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, e l'articolo 17-undecies, comma 1, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, che hanno individuato quale possibile soluzione la centralizzazione della procedura di valutazione di impatto ambientale degli impianti fotovoltaici a fonte rinnovabile di potenza superiore ai 10 megawatt: in particolare, la stessa è stata assegnata, dal 31 luglio 2021, alla competenza del Ministero della transizione ecologica, con la costituzione di una commissione speciale;
nell'esame parlamentare di alcuni provvedimenti sono state presentate misure transitorie che avrebbero potuto permettere agli operatori di scegliere fra la procedura a competenza regionale e quella a competenza nazionale sino all'insediamento della nuova commissione speciale per le procedure di valutazione di impatto ambientale (VIA);
considerato che;
nel mese di ottobre 2021, agli operatori che hanno presentato al Ministero istanze di procedura di VIA per impianti fotovoltaici di potenza superiore ai citati 10 megawatt dopo il 31 luglio 2021, risultano giunte comunicazioni che informavano che il riavvio e la prosecuzione dell'iter istruttorio sarebbero pervenuti solamente a seguito dell'insediamento della commissione tecnica PNRR-PNIEC e comunque entro 180 giorni dalla data del ricevimento di tale comunicazione;
simili comunicazioni mostrano come, di fatto, a seguito delle modifiche legislative ricordate, si sia determinato un rallentamento delle procedure autorizzative che può arrivare fino a 9 mesi;
considerato inoltre che l'innalzamento dei prezzi dell'energia può essere contrastato solo attraverso l'installazione di nuovi impianti a fonte rinnovabile e i costi, per i cittadini e per le imprese, derivanti da un potenziale posticipo fino a 9 mesi delle procedure autorizzative per l'entrata in esercizio di simili impianti risulteranno elevatissimi,
si chiede di sapere quali azioni il Ministro in indirizzo intenda adottare per superare i ritardi e per garantire che le istruttorie sulle procedure di valutazione di impatto ambientale pendenti per gli impianti a fonti rinnovabili siano immediatamente attivate e concluse in tempi rapidi.